A te che stai visitando questo sito per la prima volta, porgendoti un saluto, ti presento la mia missione”GLI ASSOLUTAMENTE ULTIMI”.Per chi come me conosce profondamente il Brasile oltre che altri posti del mondo, certamente saprà che questa parte di terra emersa non è solo “samba e futebol”. Conosco il Brasile da oltre 14 anni e posso dirvi che in questo lasso di tempo ho potuto constatare una sorta di trasformazione continua in cui però nessuna cosa è rimasta più costante della povertà di molti luoghi. Povertà innanzitutto spirituale,oltreché materiale, causa incessante di fame, mortalità e disperazione. Non voglio descrivere attraverso la mia esperienza, un Brasile del divertimento che soddisfi in poche immagini l’immaginario comune proteso solo a realizzare le volgari idee di massa.
Ho cominciato questa attività di aiuto o “carità diretta”, partendo dalla mia piccola SORA (FR) italia,nel marzo del 2018. Dopo vari incontri con P.e Alberto Mariani ,ho intrapreso una via non poco semplice, ed egli mi ha indicato dei contatti in Brasile con un non poco noto missionario, P.e Enzo Venditti,originario della città di FONTANA LIRI (FR) ,presente in Brasile dal 1966. Quest’ultimo con caloroso affetto, mi ha indicato le strade della carità, che è fatta di poche parole ma molti segni, è il frutto di una, sempre più vicina mano invisibile per chi accetta la propria vita in un cammino tutto in salita, alla fine spesso senza nemmeno il beneficio della gratitudine.
Chi sono gli assolutamente ultimi?
Se ne dicono tante sul Brasile e molti sono pronti ad associare a questo meraviglioso paese ,solo sogni e visioni di spiagge, donne bellissime ed ogni quant’altro possa solleticare l’edos più sfrenabile. Quando si parla di situazioni di povertà estrema in Europa invece, si è generalmente portati ad associare all’Africa ogni declinazione di tristezza e miseria possibile sul pianeta terra.Forse perché anche geograficamente a noi italiani ci è più vicina e molte cose sono state fatte in essa , da imperi coloniali latini ed anglosassoni,come a vere e false opere caritatevoli!Qualche volta riferendoci ai canoni della povertà, si parla anche di India ricordando santi come madre Teresa, ma lo spettro di riferibilità non è così limitato! La povertà è globale come internet, non ha confine, né colore né bandiera, è pronta a colpire chiunque sopratutto se viene coniugata dal verbo emarginazione.Il Brasile non è solo samba e “futebol” ma anche e sopratutto, bisogno, indigenza , povertà prima di tutto spirituale.
Negli anni ’80 dopo le scarcerazioni illustri dei rappresentanti mondiali dei diritti umani, dopo le varie proclamazioni statuali di quest’ ultimi, l’umanità sembra essersi formalmente lavata la coscienza dalla necessità dei DOVERI, prima di ogni altra cosa, garanzie vitali agli individui.Non è possibile parlare di valori(ce ne sono troppi tuttora!), diritti , libertà se nell’immediato istante in cui se ne parla o si proclamano, non si è disposti ad affrontare l’arduo tema della loro garanzia.Se la società globale, in cui gli uomini sono divisi solo dalle burocratiche parvenze dei confini storico-nazionalistici ,non si prodiga a piani reali di condivisione comune, la parola libertà come diritto resta solo un’etichetta bianca.
Parlando allora del Brasile, non si intende condannare uno stato nell’intenzione di assolverne altri (in particolare Cina, Corea ed India ) che hanno violato e palesemente continuano nell’indifferenza della tutela ai diritti, oltreché di qualunque e basilare dignità del soggetto.
Come da premessa iniziale conosco il Brasile come quasi tutto il Sudamerica, da oltre un decennio. Nella mia vita di ultraquarantenne “rana fuori dal pozzo”, ho viaggiato per 3/4 di globo, senza mai placare la sete di scoperta e confronto, di ogni possibile modello antropologico . Ho forse anche avuto il privilegio riguardo al Brasile, di aver potuto vivere in maniera diretta, un’ evoluzione decennale socio-economica molto intensa. Quest’ultima mi ha aiutato a decodificare delle chiavi costitutive essenziali per questo popolo, fortemente diviso e inglobato da sempre in briglie speculative mai proprie.Ciò significa, che quando si domanda se il Brasile abbia una cultura unica o una sola lingua, o una sola etnia o una sola identità, voler cadere nel labirinto del più feroce minotauro. Io spesso lo definisco una città “aperta” proprio per il fatto che la multiculturalità la fa da padrona ed è difficile basarsi su pochi riferimenti.Ecco allora che nasce la stereotipazione, un processo che già a Francoforte era stato ampiamente quasi un premonizione esclusiva dell’era del secolo 21.mo, molti decenni addietro!Che dire in breve, su un paese ex colonia portoghese, che ,da dopo la dittatura militare terminata nel 1985 ha creato nove anni dopo una moneta ballerina come il real, un paese dove politicamente si miscelano nazionalismo,liberismo, comunismo, socialdemocrazia,oligarchia,ecc..Posso dirvi solo di ritenermi fortunato di aver compreso alcuni meccanismi essenziali, proprio proprio per aver disconosciuto sin dal 2004 , gli stereotipi europei.Alla fine di questa analisi personale, mi è rimasta in mano solo una cosa che mi premeva sempre più, la disperazione di una gran moltitudine di esseri dentro una popolazione di 600.000.000 di anime!
Solo dal 2017 dopo un’esperienza vitale “molto particolare”, ho intrapreso un cammino un po’ diverso dal semplice uomo borghese della middle-class italiana,che viene in luoghi particolari del sud-america in cerca di emozioni che l’Europa o il “primo mondo” non sa dare.
Loro mi hanno conquistato, sono gli ultimi, gli assolutamente ultimi, coloro che predominano in numero in Brasile, come in molti altri luoghi della terra in cerca di speranza prima che di una “comida” fine a sfamarli.Il Brasile si ribadisce, non è né il primo né l’unico dei paesi dove si perpetua la dissoluzione dell’essere umano come dignitario di diritti fondamentali, è solo uno degli indicatori spia della società dell’intero globo terrestre.Quest’ultima, non è garanzia di benessere per ciascuno, ma solo una piramide in cui al vertice ci sono aguzzini di crudeltà faraonica, che realizzano progetti di benessere personale in chiave di annullamento estetico totale.Ciò significa annullare l’essere umano prima nella percezione, poi nella critica,infine nell’azione. Costoro non sono i beneficiar di un paradiso, ma, detentori soltanto di azioni possibili diverse in un inferno chiuso, dove è morta definitivamente la prorompente vitalità rappresentativa dell’uomo. Costei è la madre di ogni più lacerante povertà dell’essere.
Ma non è questa la sede di un congresso o “festival”filosofico ( già il nome mi dà profondi conati di vomito),ma, è la sede di una “gota no mar” di chi vuole andare contro ogni possibile convenzione sociale per l’umanità vera.
Ho riportato nel sito sopratutto documenti fotografici circa la realtà di cui sto prendendo atto come missionario,foto in cui si vogliono documentare realtà poco comprensibili e forse neanche immaginabili per gli europei affini solo all’idea stereotipata del Brasile.Sono queste realtà fini a sensibilizzare chiunque possa unire alla mia forza un po’ della propria, perchè “far bene fa bene
“Somos gotas no mar mas o oceano è feito de mares…”Il mare è fatto di gocce e l’oceano è fatto di mari, non dobbiamo mai arrenderci alla pubblicità del ” si deve fare così e basta perchè…”
Amici e figli miei, fratelli e sorelle,assolutamente ultimi brasiliani e di tutto il mondo , io sono vivo e per quanto mi sarà dato possibile di fare,avrete la mia mano!